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Il libro presenta le linee essenziali di un nuovo inquadramento teorico della semiotica, intesa come scienza sociale a tutti gli effetti. Riprendendo le linee tracciate dai grandi maestri della semiotica sociale – da Saussure a Lévi-Strauss, da Durkheim a Prieto – e integrandole con il contributo di altri autori fondamentali come Peirce, Propp e Greimas, è oggi possibile porre le basi di una visione più compatta e unitaria, tesa a ricomporre in un quadro organico molte componenti nodali della semiotica: da una concezione rinnovata delle relazioni segniche a un modo più attuale di pensare i processi di comunicazione, dalla dimensione narrativa a quella visiva, dalla teoria del testo e dell’interpretazione alle valenze semiotiche dei processi cognitivi e degli stati patemici. A un secolo dalla sua costituzione, la semiotica può riprendere in mano i propri concetti fondamentali, dando loro un nuovo valore e una più decisiva efficacia grazie alla riconnessione in una chiave coerente e innovativa: quella che diciamo una “visione neoclassica”.
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Transdisciplinary and intermedial analysis of the experience of music. Nowadays musical semiotics no longer ignores the fundamental challenges raised by cognitive sciences, ethology, or linguistics. Creation, action and experience play an increasing role in how we understand music, a sounding structure impinging upon our body, our mind, and the world we live in. Not discarding music as a closed system, an integral experience of music demands a transdisciplinary dialogue with other domains as well. Music, Analysis, Experience brings together contributions by semioticians, performers, and scholars from cognitive sciences, philosophy, and cultural studies, and deals with these fundamental questionings. Transdisciplinary and intermedial approaches to music meet musicologically oriented contributions to classical music, pop music, South American song, opera, narratology, and philosophy.
Music --- Semiotics --- Semiotics.
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Semiotics --- Linguistics --- Semiotics.
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Semiotics --- Linguistics --- Semiotics.
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Semiotics --- Linguistics --- Semiotics.
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Linguistics --- Semiotics
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Signatim è termine raro. Compare in un passo attribuito all’autore Caio, all’interno dei cosiddetti Gromatici veteres, una raccolta di testi di agrimensura compilata nel V secolo d.C. “Gromatico” è infatti tutto ciò che si riferisce alla misurazione, divisione, e rappresentazione di terreni. Il termine deriva da “groma”, uno strumento che gli Etruschi prima, e poi i Romani, utilizzarono per tracciare sul territorio allineamenti ortogonali, necessari per la delimitazione di nuove città, quartieri, e strade, ma anche per suddividere il terreno in quadrati o rettangoli, e renderne così calcolabile la superficie. Nel passo di Caio si descrive una tecnica gromatica. Al fine di poter identificare anche in futuro i paletti interrati che delimitano il terreno, è necessario contraddistinguerli con un segno a forma di stella, la cosiddetta stella junior. In questo contesto, signatim è dunque avverbio che designa la scrittura e la lettura di segni nella delineazione di frontiere. Quale parola più appropriata per evocare il lavoro della semiotica della cultura, la quale pure si occupa dei segni, delle tracce, delle marche che gli individui e le società producono nell’istituire la diversità? Per cartografare non colture ma culture, non gromatiche ma grammatiche, riconducendone le forme esuberanti all’ortogonalità di strutture soggiacenti?
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